I Bagni di Gogna
tratto dal libro "Auronzo di Cadore pagine di storia" di Giovanni Fabiani
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Gogna è un piano alluvionale postglaciale, la cui rinomanza era dovuta principalmente alle sorgenti di acque minerali che sgorgano in basso, quasi nel letto dell'Ansiei e quasi ove queste si gettano nel Piave: sono quattro sorgenti colla temperatura di +7° +8°, l'una a pochi passi dall'altra, una solforosa, una magnesiaca, una d'acqua dolce, una ferruginosa.
Nel 1950 si conosceva o si apprezzava solo la sorgente solforosa, poiché Cesare Vecellio ricorda solo questa, perché, probabilmente, si faceva notare per l'odore di zolfo. Il 16 maggio 1672 il Consiglio della Comunità di Cadore concedeva a Giacomo Da Ronco di Vigo l'investitura dell'acqua e 25 passi di terreno per costruirvi uno stabilimento di bagni facendogli pagare due candelotti di cera bianca alla chiesa della B.V. di Loreto di Lozzo. Pare che poi il Da Ronco non abbia fatto niente.
L'11 luglio 1782 il Consiglio del Cadore incaricò il medico dott. Agostino Sampieri di studiare le acque e le loro possibilità d'uso per gli ammalati; nella sua relazione le disse “salutifere molto e fruttuose per diversi malori ed incomodi”. Ma, nonostante che don Tommaso De Luca da Borca dedicasse al Sampieri e alle acque un suo epigramma, nessuno intervenne per diffonderne l'uso.
Nel 1835 la acque di Gogna vennero esaminate dal prof. Tommaso Catullo di Belluno, professore all'università di Padova, col medico dott. Marino Zanetti di Lozzo, “il quale ne ha riconosciuta l'utilità nelle affezioni del tubo alimentare derivate da atonia”.
A nulla valse neppure una relazione del dott. Cristoforo Sartorio chiestagli dal comune di Vigo in cui si proponeva ai comuni del distretto di Auronzo d'erigere i bagni di Gogna. Nel 1870 si rifece l'analisi delle acque, ma solo il 18 luglio 1873 Bortolo Larese Prata inaugurò un casotto di legno a due scomparti: l'iniziativa ebbe fortuna e il Larese ampliò lo “stabilimento”, divise le vasche n due classi.
Nel 1887 Angelo Barnabò e Giovanni Cataruzza Pino acquistarono il fabbricato del Larese, lo demolirono e il 1° luglio 1888 inaugurarono il nuovo stabilimento, più razionale, e negli anni 1889-92 lo ingrandirono: si ebbero così 24 camerini di cui 10 con vasche di pietra, sei sei di zinco e il resto di legno. V'erano ancora 30 camere da letto ammobiliate. Rimase poi unico proprietario Angelo Barnabò, il quale ampliò il tutto, acquistando dalla Magnifica Comunità di Cadore anche una vasta zona di bosco con viali e, nel 1905 eresse una chiesetta officiata ogni domenica. Nella stagione dei bagni vi era sempre presente un medico e lo stabilimento era frequentatissimo. Venuta la prima guerra mondiale, tutto venne requisito per aprirvi un ospedale per l'esercito. L'invasione austriaca del novembre 1917 portò la distruzione e il saccheggio; nel 1919-20 i fratelli Barnabò rimisero in efficienza l'albergo e i bagni, ma questi erano meno frequentati. Nel 1939 tutto fu venduto al Patronato scolastico di Venezia per ospitarvi una colonna infantile; l'alluvione del 1966 portò tante ghiaie da sommergere sotto uno strato di alcuni metri le polle e l'edificio venne abbandonato.
Accanto ai Bagni di Gogna il bosco era tutto della Comunità di Cadore; nel 1883 il Cadore pensò d'offrirlo alla Regina Margherita che per due anni consecutivi aveva onorato il Cadore d'un suo soggiorno. La Comunità, presidente Pio Monti, ne fece l'offerta nella speranza che la Regina vi costruisse una villa per soggiornarvi l'estate. La delibera del 6 maggio 1883 fu approvata dalla Deputazione provinciale, ma la Regina “sempre grata del pensiero avuto da codesto Consorzio bramerebbe ritornando fra codeste ben amate popolazioni, accettare la consueta ospitalità, senza alcuna padronanza sulle loro terre”. Così rispose a mezzo del prefetto.
Nel 1918 gli austriaci, per rifare a Belluno il ponte della ferrovia sull'Ardo e quello sul Piave a Borgo Piave, tagliarono a raso il bosco di Gogna; riapparve allora la stradella di due metri che un tempo, serpeggiando nel bosco, collegava i Treponti con Auronzo, quella stradella sulla quale si combatté il 14 agosto 1866.
Salend dai Treponti la “riva” di Gogna, si giunge a Cima Gogna, dove nel 1838 sorse la prima casa dei “piani” di Gogna, abitata dal cantoniere che vigilava sulle strade da Cima Gogna alla Galleria, costruita dal 1838 al 1839 dai comuni del Comelico, su progetto dell'ing. Bosio e dall'impresa Talacchini. Prima d'allora per la “Valle” si andava solo a piedi per il sentiero “delle Scalette”; in Comelico coi carri bisognava andare da S. Caterina di Auronzo a Monte Zovo e scendere a Campitello o a Padola.
Nel 164 Pietro Cella costruì l'altra casa ad uso di osteria dove le strade per Auronzo e il Comelico si dipartono.
Nell'agosto del 1866 v'era la guerra della Prussia e dell'Italia contro l'Austria-Ungheria. In Italia la guerra non andava molto bene, ma gli italiani avevano già occupato tutto il Veneto e per presidiare il Cadore erano stati mandati i Volontari delle Bande Armate del Cadore che erano riuniti a Belluno.
Nel 1950 si conosceva o si apprezzava solo la sorgente solforosa, poiché Cesare Vecellio ricorda solo questa, perché, probabilmente, si faceva notare per l'odore di zolfo. Il 16 maggio 1672 il Consiglio della Comunità di Cadore concedeva a Giacomo Da Ronco di Vigo l'investitura dell'acqua e 25 passi di terreno per costruirvi uno stabilimento di bagni facendogli pagare due candelotti di cera bianca alla chiesa della B.V. di Loreto di Lozzo. Pare che poi il Da Ronco non abbia fatto niente.
L'11 luglio 1782 il Consiglio del Cadore incaricò il medico dott. Agostino Sampieri di studiare le acque e le loro possibilità d'uso per gli ammalati; nella sua relazione le disse “salutifere molto e fruttuose per diversi malori ed incomodi”. Ma, nonostante che don Tommaso De Luca da Borca dedicasse al Sampieri e alle acque un suo epigramma, nessuno intervenne per diffonderne l'uso.
Nel 1835 la acque di Gogna vennero esaminate dal prof. Tommaso Catullo di Belluno, professore all'università di Padova, col medico dott. Marino Zanetti di Lozzo, “il quale ne ha riconosciuta l'utilità nelle affezioni del tubo alimentare derivate da atonia”.
A nulla valse neppure una relazione del dott. Cristoforo Sartorio chiestagli dal comune di Vigo in cui si proponeva ai comuni del distretto di Auronzo d'erigere i bagni di Gogna. Nel 1870 si rifece l'analisi delle acque, ma solo il 18 luglio 1873 Bortolo Larese Prata inaugurò un casotto di legno a due scomparti: l'iniziativa ebbe fortuna e il Larese ampliò lo “stabilimento”, divise le vasche n due classi.
Nel 1887 Angelo Barnabò e Giovanni Cataruzza Pino acquistarono il fabbricato del Larese, lo demolirono e il 1° luglio 1888 inaugurarono il nuovo stabilimento, più razionale, e negli anni 1889-92 lo ingrandirono: si ebbero così 24 camerini di cui 10 con vasche di pietra, sei sei di zinco e il resto di legno. V'erano ancora 30 camere da letto ammobiliate. Rimase poi unico proprietario Angelo Barnabò, il quale ampliò il tutto, acquistando dalla Magnifica Comunità di Cadore anche una vasta zona di bosco con viali e, nel 1905 eresse una chiesetta officiata ogni domenica. Nella stagione dei bagni vi era sempre presente un medico e lo stabilimento era frequentatissimo. Venuta la prima guerra mondiale, tutto venne requisito per aprirvi un ospedale per l'esercito. L'invasione austriaca del novembre 1917 portò la distruzione e il saccheggio; nel 1919-20 i fratelli Barnabò rimisero in efficienza l'albergo e i bagni, ma questi erano meno frequentati. Nel 1939 tutto fu venduto al Patronato scolastico di Venezia per ospitarvi una colonna infantile; l'alluvione del 1966 portò tante ghiaie da sommergere sotto uno strato di alcuni metri le polle e l'edificio venne abbandonato.
Accanto ai Bagni di Gogna il bosco era tutto della Comunità di Cadore; nel 1883 il Cadore pensò d'offrirlo alla Regina Margherita che per due anni consecutivi aveva onorato il Cadore d'un suo soggiorno. La Comunità, presidente Pio Monti, ne fece l'offerta nella speranza che la Regina vi costruisse una villa per soggiornarvi l'estate. La delibera del 6 maggio 1883 fu approvata dalla Deputazione provinciale, ma la Regina “sempre grata del pensiero avuto da codesto Consorzio bramerebbe ritornando fra codeste ben amate popolazioni, accettare la consueta ospitalità, senza alcuna padronanza sulle loro terre”. Così rispose a mezzo del prefetto.
Nel 1918 gli austriaci, per rifare a Belluno il ponte della ferrovia sull'Ardo e quello sul Piave a Borgo Piave, tagliarono a raso il bosco di Gogna; riapparve allora la stradella di due metri che un tempo, serpeggiando nel bosco, collegava i Treponti con Auronzo, quella stradella sulla quale si combatté il 14 agosto 1866.
Salend dai Treponti la “riva” di Gogna, si giunge a Cima Gogna, dove nel 1838 sorse la prima casa dei “piani” di Gogna, abitata dal cantoniere che vigilava sulle strade da Cima Gogna alla Galleria, costruita dal 1838 al 1839 dai comuni del Comelico, su progetto dell'ing. Bosio e dall'impresa Talacchini. Prima d'allora per la “Valle” si andava solo a piedi per il sentiero “delle Scalette”; in Comelico coi carri bisognava andare da S. Caterina di Auronzo a Monte Zovo e scendere a Campitello o a Padola.
Nel 164 Pietro Cella costruì l'altra casa ad uso di osteria dove le strade per Auronzo e il Comelico si dipartono.
Nell'agosto del 1866 v'era la guerra della Prussia e dell'Italia contro l'Austria-Ungheria. In Italia la guerra non andava molto bene, ma gli italiani avevano già occupato tutto il Veneto e per presidiare il Cadore erano stati mandati i Volontari delle Bande Armate del Cadore che erano riuniti a Belluno.